Il potere delle immagini in una canzone
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Immagini della tua identità nella scelta del tuo repertorio
Uno dei punti cruciali nel cammino di un artista è la scelta del repertorio.
Da cantante-interprete ho sempre vissuto questa difficoltà, perché non era facile trovare dei brani che potessero sposare la mia identità vocale e la mia personalità.
Col tempo ho capito che non è uno scoglio solamente dell’interprete, ma anche del musicista o cantautore, perché scrivere una canzone è piuttosto complesso soprattutto quando speriamo che possa essere cantata da migliaia di persone.
Come in tutte le cose esiste una tecnica che può essere acquisita; si possono studiare la concatenazione degli accordi, la struttura di una canzone, l’uso della metrica, delle figure retoriche, degli accenti ecc.
Tuttavia, pur padroneggiando con sicurezza questi elementi, spesso essi non sono sufficienti per scrivere una canzone.
Ma allora, da dove partire? Nasce prima il testo o la musica?
Naturalmente non esiste una risposta univoca o assoluta.
L’argomento è vastissimo, ma per mia formazione e per attinenza alla rubrica nella quale scrivo, mi attengo ad affrontare solamente un aspetto della scrittura: il testo e nello specifico il potere delle immagini.
Quando ascoltiamo un brano strumentale ad occhi chiusi e ci lasciamo andare, iniziano ad affiorare nella nostra mente immagini concrete all’interno delle quali il nostro corpo si perde in un mare di fantasie e sensazioni.
In quel momento ciò che percepiamo è già la storia presente nel brano che attende di essere associata alla parola per essere raccontata.
Si tratta di un processo simile a quello di cui parlava Michelangelo, la scultura è già nel blocco di marmo, spetta allo sculture togliere il marmo in eccesso.
La cosa straordinaria è che all’ascolto di un brano strumentale o di una canzone in finto inglese o priva di testo strutturato, più delle volte si percepiscono le stesse emozioni.
La propria sensibilità e il vissuto di ogni ascoltatore personalizza i protagonisti e i contesti, la storia, ma le emozioni che tale “racconto” esprime sono comuni.
Questo è l’aspetto che rende oggettiva l’arte e da cui si parte per la scrittura del testo.
Quante emozioni dentro ad una canzone…?
Si tratta di una storia d’amore? Del dialogo tra un padre e un figlio? Piuttosto che di una persona che fa i conti con se stessa? E ancora qualcuno che ha scoperto o ritrovato un senso di leggerezza? O pensa che debba cambiare qualcosa nella sua vita? Individuata la trama emotiva, si prosegue con la stesura del testo.
Capita spesso di pensare di descrivere le emozioni, ma, come è stato detto per la musica nell’articolo precedente , esse appartengono alla dimensione astratta più facilmente trasmissibile attraverso un linguaggio concreto.
Basta leggere qualsiasi testo di una canzone per rendersi conto che le parole usate sono semplici e appartengono al linguaggio quotidiano.
È la loro associazione che permette di andare oltre la realtà materiale e suggerire emozioni e riflessioni anche di grande profondità.
In questo sta l’abilità dell’autore che pesca fra le esperienze di vita propria e/o degli altri, e racconta in modo diretto, senza temere giudizi, senza paure né ripensamenti né pudore.
Nelle canzoni è la vita autentica la vera protagonista, perché in essa ognuno di noi si specchia o per lo meno ritrova un frammento di sé.
Alcuni esempi per comprendere quanto le immagini accompagnano le canzoni
“Ancora tu, ma non dovevamo vederci più” (Ancora tu – Battisti) un semplice verso che rende chiaro nella nostra mente un incontro tra due persone che avevano interrotto per qualsiasi motivo il loro rapporto o forse si erano semplicemente fatti una promessa, ma qualcosa ha fatto ritornare sui propri passi una delle due persone. In queste parole, riconosciamo una frase comune che tante volte abbiamo pensato, ma forse mai avuto il coraggio di pronunciare, e con essa immaginiamo quello che può essere accaduto in questa relazione.
“A modo tuo” (Elisa) tre parole per dirci che ognuno ha il proprio modo di affrontare la vita, e che questo modo non può essere giudicato, ma solo accettato perché è la cosa più naturale e corretta che ogni uomo possa fare nei confronti di se stesso e dell’altro.
“Perché lei non mi amasse non lo so” (Colpo di Pistola – Brunori Sas), un rapporto probabilmente di frustrazione, dubbio e infelicità. Poche parole per suggerirci uno stato d’animo preciso ed emozioni profonde.
“E far l’amore giù al faro” (Questo piccolo Grande Amore – Baglioni) il tepore, il mare, un incontro, un abbraccio, l’amore, un’occasione, il suono del mare ecc. È la dimensione dell’esistenza a dare spessore alla parola e a darle quel valore per renderla viva.
Ci sono testi, come quelli di Mogol nelle canzoni di Lucio Battisti, che suggeriscono quadri veri e propri “Le bionde trecce gli occhi azzurri e poi” (La canzone del sole), “Il carretto passava e quell’uomo gridava gelati” (I giardini di marzo), “Sogno un cimitero di campagna e io là” (Una giornata uggiosa), “Un’automobile corre e lascia dietro sé del fumo grigio” (L’aquila) ecc.